Corinna Miglio è nata a Roma il 27 giugno 1986.
Dopo aver conseguito il diploma presso l’Istituto “G. De Sanctis”, ha proseguito i suoi studi nell’ambito del turismo e delle scienze umanistiche, frequentando l’Istituto Europeo per il Turismo (UET) e laureandosi successivamente in Scienze del Turismo, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia “La Sapienza” di Roma (Tesi di Laurea “Museo Arti XXI Secolo” (MAXXI)
Dal 2015 ha collaborato con POE di R. Alfieri, occupandosi di segreteria e marketing per attività di outdoor training e formazione. In precedenza ha lavorato allo sviluppo di progetti per Project Outdoor Education, indi alla Credingest come addetta alle informazioni turistiche per l’Ente Spagnolo per il Turismo a Piazza di Spagna, Roma.
Appassionata di fotografia (Nikon S9300 e Canon IXSUS 220 HS) e cinema amatoriale (Sony digitale HDR), Corinna ha anche coadiuvato il padre documentarista, con interviste volanti in Campidoglio ed altrove. Ama la natura, si interessa di ecologia e nutrizionismo, ed è sempre pronta a mettersi in cammino come guida. Le competenze informatiche completano il suo profilo dinamico e curioso.
Corinna ama imparare, esplorare e costruire nuovi progetti con entusiasmo e creatività.


Più che una acquazzone, una tempesta. Per la verità, al mattino, dai vetri si poteva scorgere una parodia di sole, timido, indeciso, come temesse già di perdere l’impari battaglia con Giove Pluvio. E infatti, quasi d’improvviso, sarà stato un complotto di nuvole, pioggia e vento a catinelle. Sembrava l’inizio del secondo Diluvio Universale ma, per fortuna, durò pochi minuti, così le persone poterono uscire dai negozi e dai portoni dove si erano rifugiati. Cos’era stato uno scherzo?.
Una volta cessato di piovere, la mia amica ed io avevamo imboccato la Via Flaminia e, arrivati di fronte all’Auditorium Parco della Musica, ci infilammo in un “baretto” dove rifocillarci. Ma una volta messo il becco fuori, ci si presentò una spettacolo che sembrava allestito da uno scenografo: una specie di “visione aperta al pubblico”, difficile da descrivere: la sensazione d’insieme (la fantasia a volte mette le ali) era di trovarsi davanti ad un gigantesco dipinto ad acquarello ancora fresco di pennello e l’asfalto ancora fradicio, sembrava riemerso da un mare caduto dal cielo. Ma quello che non poteva sfuggire alla nostra (fervida?) immaginazione era lo spettacolo delle tante pozzanghere su un asfalto che sembrava, anzi era ”lucidato” come se la punta di un fulmine avesse passato la cera. Decine, centinaia di foglie, prima strappate a forza dai rami poi, prima di afflosciarsi in terra e morire, costrette dalle ultime folate di vento ad una danza circolare, sorta di girotondo di breve durata. Poi la sorpresa finale, una visione che ci mozzò il fiato: un enorme gatto bianco con tanto di occhi naso e bocca, comodamente sdraiato sulla sinistra, era stato disegnato dal riflesso della luce sull’acqua di una pozza. Eravamo stupefatte, divertite, ma quando ci accorgemmo che la parte destra del gattone mostrava anche un chiaro e inquietante profilo di uomo, bianco come di mummia, alzammo precipitosamente i tacchi.
(più tardi tornammo per la foto).

foto scattata Corinna con il supporto del papà Gianfranco Miglio a Honfleur (Normandia)



Vogliono simbolicamente dimostrare che tutte le razze umane (e in certi casi anche animali), possono e debbono andare d’accordo, indipendentemente dal colore della pelle, dall’aspetto e, in questo caso, dal colore delle penne.
Corinna Miglio





Vetrata casa civette
All’interno del gigantesco complesso di villa Torlonia (via Nomentana, Roma), l’edificio certamente più caratteristico è la Casina delle Civette, sede dal 1997 di uno specialissimo museo dedicato alla vetrata artistica. La Casina, riaperta dopo quattro anni di restauro, propone al visitatore il suo miscuglio di stili, dal medievaleggiante al liberty, tanto da sembrare, a seconda del punto di vista, una chiesa, un castello, un cottage di campagna. Le vetrate, frutto della collaborazione di bravi artisti coordinati e diretti dal Maestro vetraio Cesare Pacchiarini, vennero installate tra il 1908 e il 1930: esse costituiscono un “unicum” nel panorama artistico internazionale. Il laboratorio si afferma inizialmente per la lavorazione di vetrate semplici, per poi evolversi fino a raggiungere livelli elevatissimi di raffinatezza. Ne è un esempio la VETRATA DELLE ROSE E DELLE FARFALLE (v. le due foto), nella quale i vetri bombati sono utilizzati per conferire profondità alle ali delle farfalle, quasi a voler accennare al movimento di questi animali in volo.
Corinna Miglio




Corinna Miglio